Adesso lo spread fa molta meno paura di qualche mese fa. Questa settimana si è confermata positivamente per il mercato dei nostri titoli di stato, che hanno visto scendere vistosamente i rendimenti alle aste dei BoT e dei BTp, tornando ai livelli di fine 2010 e normalizzatisi del tutto sulle brevi scadenze.
Malgrado rimanga ancora alto il differenziale sul mercato secondario, tuttavia, esso ha mostrato un restringimento fin sotto l’area 280 punti base, arrivando ieri a 278 bp sulla scadenza decennale.
In valori assoluti, un BTp a dieci anni rende il 4,8% circa, mentre il corrispondente Bund tedesco per la prima volta da mesi ha varcato la soglia del 2%, arrivando al 2,042%, dopo avere sfiorato il massimo del 2,44%.
E questa dovrebbe essere la tendenza dei prossimi mesi, seppur non dobbiamo attenderci capovolgimenti netti sui mercati, ancora timorosi della crisi del debito europea. Prima della crisi, la Germania batteva all’asta i suoi decennali intorno a un rendimento del 3%. Oggi, siamo in zona 1,8-1,9%.
L’Italia dovrebbe mostrare un rientro intorno a un rendimento lordo sul mercato primario decennale del 4,7-4,8%, ossia in linea con i livelli pre-crisi. D’altronde, questa settimana, il BTp con scadenza settembre 2019, ossia con durata residua di 7 anni e 6 mesi, ha esitato un rendimento lordo del 4,3%. Con questi numeri, è probabile che già alla prossima asta decennale i rendimenti dei BTp con scadenza 2022 rientrino ampiamente sotto la soglia del 5%.
In termini differenziali, ci si attende che ancora per alcuni mesi, lo spread non scenda sotto i 175-200 bp, per via degli acquisti sostenuti di Bund tedeschi, espressione delle paure degli investitori. In ogni caso, non bisogna sottovalutare il Portogallo, che mostra al momento un differenziale sul decennale di 1.186 punti base, ossia quasi il 12%. La crisi non può ancora considerarsi conclusa.