Il primo effetto dell’asta della BCE, con cui sono stati assegnati mercoledì 529,53 miliardi di euro alle banche dell’Eurozona, per un finanziamento triennale e al tasso agevolato dell’1%, è stato la discesa netta dei rendimenti dei titoli di stato periferici.
In particolare, sono stati premiati i nostri bond, sulla previsione dell’abbondante liquidità di cui disporranno le banche italiane nei prossimi mesi. Anche in questa occasione, così come alla prima asta di dicembre, che aveva assegnato complessivamente 489,194 miliardi, gli istituti italiani hanno fatto la parte del leone, con 139 miliardi assegnati, di cui 80 miliardi al netto delle operazioni a breve.
Adesso, per molti analisti ci sarebbero le condizioni per tornare agli acquisti di BoT e BTp. Non è un caso che i rendimenti sono scesi in modo piuttosto evidente sul secondario in sole due sedute. I decennali oggi rendono sotto il 5%, al 4,96%, dal 5,20% di mercoledì. Analoga la situazione sul comparto biennale, dove i rendimenti sono scesi dal 2,21% all’1,80%, mentre sulla scadenza a cinque anni il calo è stato dal 3,80% al 3,43%.
Questi risultati fanno il paio con quanto sta accadendo anche alle aste, dove i nostri titoli sono collocati ormai a rendimenti quasi del tutto normalizzati, rispetto ai livelli pre-crisi, anche se il differenziale con i titoli tedeschi resta ancora eccezionalmente alto, ma più per l’anomalo livello basso dei Bund.
Ieri, lo spread è arrivato a 308 punti dai 337 punti di mercoledì. Questo significa che l’Italia si sarebbe già avviata da alcune settimane verso un sentiero di rientro strutturale dei rendimenti, sebbene questa fiducia dei mercati dovrà essere accompagnata ancora nei prossimi mesi dai fatti.
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