E’ andata molto bene ieri l’asta dei BTp triennali, con scadenza luglio 2015, emessi dal Tesoro per il controvalore di 3,5 miliardi, il massimo previsto. La cedola era del 4,50%, 250 punti base sopra il benchmark precedente. L’asta BTp ha esitato un rendimento complessivo del 4,65%, in netta diminuzione dal 5,30% di giugno. La domanda è stata di oltre 6 miliardi, per un rapporto di copertura di 1,73.
Collocati anche 1,75 miliardi di titoli con scadenza settembre 2019, marzo 2022, agosto 2023. Dopo l’ottima performance dell’asta BoT di giovedì, che aveva visto crollare il rendimento degli annuali dal 3,972% al 2,697%, con un ridimensionamento di 130 punti base, possiamo affermare che si è trattata della prima vera settimana positiva per il mercato primario italiano, da quattro mesi a questa parte.
L’esito è stato particolarmente importante, perché è arrivato dopo la bocciatura di Moody’s dei nostri bond, su cui è stato abbassato il giudizio di due gradini, da A3 a Baa2. L’agenzia ha rimarcato, nel giustificare tale misura, proprio l’aumento del costo di rifinanziamento del nostro debito, dovuto alla fuga degli investitori stranieri. L’outlook è stato mantenuto negativo.
Resta il fatto che lo spread ha chiuso anche ieri a livelli molto alti, a 479 punti base, mostrando un clamoroso aumento dopo la comunicazione dei dati dell’asta.
Vale la pena sottolineare che per quanto positivo sia stato il raffronto con le aste precedenti, il rendimento offerto ieri per i triennali è quasi il triplo di quello che i tedeschi offrono per i loro decennali, mentre i nostri BoT offrono una remunerazione superiore a quella che giovedì aveva offerto il Tesoro americano per i suoi bill a trenta anni.