Enel ha lanciato ieri un’obbligazione ibrida con scadenza gennaio 2074. Si tratta, dunque, di un’emissione a lunghissima scadenza (oltre 60 anni), suddivisa in due tranche: la prima è denominata in euro e la seconda in sterline. L’emissione in euro ha un importo di 1,25 miliardi, mentre quella in sterline è ha cedola al 6,75%, leggermente inferiore alla guidance iniziale del 6.75-6,85%. La tranche in sterline ha importo di 400 milioni (470 milioni di euro) e rendimento all’8%. Per la prima è previsto il ritiro anticipato al 10 gennaio 2019 (callable), successivamente al 10 gennaio 2024 con maggiorazione di 25 centesimi e dopo ancora al 10 gennaio 2039 con maggiorazione di 75 centesimi.
Ricordiamo come il bond ibrido presenti rischi maggiori di un’obbligazione ordinaria, configurandosi in parte come debito e in parte come equity. Per questo, esso stacca cedole più generose, le quali avranno allettato parecchio gli investitori, raccogliendo ordini per 6 miliardi di euro in poche ore.
Enel ha rating Baa2 per Moody’s e outolook negativo, Bbb per Standard & Poor’s e outlook stabile e Bbb per Fitch con outlook negativo. L’emissione subordinata, invece, riscuote rispettivamente il giudizio di Ba1, Bb+ e Bbb-.
Con questa emissione, Enel punta ad abbassare il debito a 37 miliardi nel 2014 dai 42,9 miliardi di fine 2012. L’operazione era stata rimandata prima dell’estate, a causa delle condizioni avverse del mercato.
Il pool di banche per l’emissione è costituito da Unicredit, Société Gènérale, Banca Imi, Bbva, Bnp Paribas, Credit Agricole, Deutsche Bank, JP Morgan, Ing, Mediobanca e Natixis per la tranche in euro; da Barclays, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Hsbc, JP Morgan, Rbs, Santander e Ubs per quella in sterline.