Ieri, Fiat Finance, controllata Fiat, ha emesso un’obbligazione per 600 milioni a tasso fisso, con cedola al 7,75%. L’emissione è avvenuta alla pari. Le richieste sono state oltre il doppio, per 1,3 miliardi. Nonostante ciò, Fiat ha voluto contenere l’importo della nuova obbligazione.
La cedola offerta ieri è stata di 677,5 punti base superiore al tasso mid-swap, cosa che evidenzia sia la sofferenza delle società italiane, per il cosiddetto “rischio-Paese”, ma anche il cattivo rating Fiat, secondo le agenzie.
Fiat ha giudizio Ba2 per Moody’s, BB- per S&P e BB per Fitch. Ma in tutti i casi si tratta di titolo giudicato a livello “junk” o “spazzatura”. Fitch e Moody’s, poi, danno al titolo un outlook negativo, mentre S&P stabile.
La conseguenza del solo annuncio della nuova obbligazione Fiat ha scatenato le vendite sui suoi vecchi bond sul secondario, in quanto i risparmiatori hanno voluto sbarazzarsi delle vecchie obbligazioni, per comprare quella nuova.
E così il bond con scadenza 2017 ed emesso a marzo ha sfondato il rendimento del 7%, aggirandosi in area 7,37%, quando in mattinata si attestava ancora al 6,8%. Lo stesso dicasi per il bond aprile 2016, passato da un rendimento del 7% al 7,57%, mentre il bond Fiat 2018 rendeva l’8%.
Fa impressione, invece, il raffronto con il bond Bmw, scadenza 2016, emesso sempre ieri per 750 milioni. La cedola è stata dell’1,25%, ossia appena 42 punti base superiori al tasso mid-swap. Trattandosi di un competitor diretto, lo spread tra questi due titoli è la più evidente dimostrazione dello stato di allarme a cui soggiacciono le aziende italiane, oltre che del loro minore merito per il credito, secondo le agenzie di rating.
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