Ieri, il Tesoro ha collocato 9 miliardi di BoT a sei mesi. Nonostante sia stato piazzato l’intero importo, i rendimenti sono schizzati al 2,957%, in netto rialzo dal 2,104% del mese scorso, pur mantenendosi appena al di sotto della soglia psicologica del 3%, che è stata sfiorata ieri sul mercato secondario.
La domanda è stata abbastanza sostenuta, pari a 14,5 miliardi, per un rapporto di copertura di 1,615, in linea con l’1,61 di maggio. Ad incoraggiare le richieste c’è stata anche la scadenza concomitante di altri BoT per complessivi 9,9 miliardi. In sostanza, la domanda si è auto-alimentata e ciò ha impedito un flop del collocamento.
Gli analisti non sono stati negativi sui risultati, sottolineando che tutto l’importo è stato assegnato, sebbene i rendimenti siano ai massimi da dicembre. Ma è evidente che continua la serie negativa dei rialzi dei tassi, che rischia di innalzare eccessivamente il costo finale dell’indebitamento di quest’anno. Stando ai calcoli, in questi primi sei mesi dell’anno, la spesa per interessi su base annua, tenendo in considerazione i tassi a breve e a lungo, si dovrebbe attestare a 83 miliardi, in linea con le previsioni del Def, che indicano 84,2 miliardi.
Resta il fatto che oltre il 5% del pil verrà pagato per gli interessi sul debito, una cifra abbastanza allarmante, per quanto ancora sostenibile, secondo uno studio di Bankitalia.
E ieri, in chiusura, lo spread decennale tra i BTp e i Bund tedeschi viaggiava oltre 460 punti base, mostrando un peggioramento sui livelli di apertura e nonostante non vi sia stato il riflesso negativo a Piazza Affari. Un titolo decennale sul grey market rende al momento intorno al 6,18%.
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