E’ andata molto bene l’asta dei BoT a sei mesi, collocati ieri dal Tesoro per un importo di 8,5 miliardi. I rendimenti sono scesi ancora, rispetto alla precedente asta di febbraio, passando dall’1,202% all’1,119%. Si tratta del livello più basso dal settembre del 2010, ben prima che scoppiasse l’ondata speculativa contro i nostri titoli di stato.
Molto alta la domanda, che si è attestata complessivamente a 12,8 miliardi, per un bid-to-cover ratio di 1,51, in aumento da 1,36 di un mese fa.
Anche la composizione qualitativa delle richieste di ieri ci ha riportati un pò indietro nel tempo, visto che la domanda è stata per lo più nazionale e con una presenza forte degli investitori istituzionali, ma con il canale retail che ha dato ancora una volta un contributo molto determinante alla buona riuscita del collocamento.
Nonostante il trend per l’ennesima volta calante dei rendimenti, la reazione sul mercato secondario non è stata positiva, ma per via dei timori sul debito spagnolo. Lo spread decennale tra i nostri BTp e i Bund tedeschi si è persino allargato da 323 punti base della chiusura di martedì a 327 bp di fine seduta.
E oggi è attesa un’altra asta italiana, quella dei BTp, che saranno collocati fino a un controvalore massimo di 8,25 miliardi, con i decennali previsti nella forchetta 2,25-3,25 miliardi. Oltre a questi, ci saranno anche i titoli a cinque anni.
L’emissione odierna è delicata, in quanto si tratta dei titoli di maggiore risalto mediatico, visto che lo spread che la stampa riporta quotidianamente è proprio quello sulla scadenza a dieci anni.