La Libia è nel caos dopo una notte di scontri, tensioni, morti e feriti. I numeri che arrivano dal Paese nordafricano cominciano a essere preoccupanti: il bilancio ufficioso parla di quasi 300 morti a Bengasi, città caduta nelle mani degli insorti. La rivolta, arrivata a Tripoli, ha dato alle fiamme il Palazzo del Popolo, uno dei principali edifici governativi.
Mentre si fanno più insistenti le voci di una fuga del colonnello Muammar Gheddafi, il figlio del leader libico minaccia: “fermatevi o sarà guerra civile”. L’Italia ha da sempre un rapporto privilegiato con la Libia e molte società quotate a Piazza Affari operano nel Paese nordafricano. Petrolio, infrastrutture e sistemi per la Difesa: business importanti che vedono una presenza radicata di molte aziende italiane. Senza dimenticare che la Libia è il maggiore fornitore di gas per l’Italia.
A livello di singole società Eni è il primo operatore oil internazionale presente in Libia, che rappresenta il 13% della sua produzione totale ovvero 244 mila barili al giorno. Nella regione del Nord Africa, il colosso italiano produce 573 mila barili al giorno, il 32% del totale, con un contributo potenziale all’Ebit di circa 3,5-4 miliardi di euro. Il gruppo di San Donato Milanese ha inoltre in corso la rinegoziazione di alcuni contratti “take or pay” a lungo termine. La società, contatta da questa testata, ha confermato che “le attività in Libia procedono nella normalità”. A Piazza Affari il titolo Eni è stato colpito dalle vendite già nei primi scambi e adesso cede il 3,97% a 17,65 euro. La controllata Saipem (-1,64% a 37,10 euro in Borsa) ha invece un contratto in via di finalizzazione per la nuova autostrada libica in joint venture con Maire Tecnimont e altri operatori.
Anche la galassia Finmeccanica è parecchio esposta nel Paese di Gheddafi. Ansaldo Sts ha appena iniziato alcuni lavori in Libia (il 15% del portafoglio, ovvero 650-680 milioni di euro si riferiscono ad una linea ferroviaria da realizzare in 5-6 anni). “La cancellazione è poco probabile ? sottolinea Equita ? e in ogni caso Sts ha già incassato anticipi per oltre 190 milioni di euro”. Il caos libico potrebbe inoltre avere impatti negativi sull’assegnazione di nuove commesse: addestramento del personale per la linea ferroviaria di 60-70 milioni e la metropolitana di Tripoli, una gara da 200 milioni di euro comunque non prevista prima del 2012. Ansaldo mostra in Borsa un ribasso del 2,96% a 10,48 euro, mentre la controllante Finmeccanica cede lo 0,79% a 9,41 euro.
La Libia rappresenta il 3% dei ricavi e potenzialmente il 5% dell’order intake atteso del colosso della Difesa. La Libia ha un Pil 2010 di 97 miliardi di dollari e spese per infrastrutture e difesa di circa 25-30 miliardi negli ultimi due anni. Circa il 70% di questi investimenti sono nelle infrastrutture, mentre quelli per la difesa sono di circa 5-6 miliardi all’anno. Finmeccanica è esposta con AgustaWestland, dal 2004 ha un joint venture con la Liatec (Libyan Italian advanced Tecnology) e uno stabilimento di assemblaggio per elicotteri. “Gli ordini stimati nei prossimi 3 anni dalla Libia per Finmeccanica sono indicativamente di 4-5 miliardi di euro, ovvero circa il 7/10% dell’order intake totale”, fanno notare gli analisti di Intermonte. La Libia è inoltre presente nell’azionariato di Finmeccanica con circa il 2,1% del capitale.
Ma la peggiore del paniere principale di Piazza Affari è Impregilo, che mostra un tonfo del 5,61% a 1,92 euro. Il general contractor ha vinto 2 ordini in Libia, il primo di circa 300 milioni di euro per l’urbanizzazione della città di Tripoli e un altro per la city hall della capitale per circa 285 milioni. “L’esposizione di Impregilo potrebbe riguardare l’eventuale progetto dell’autostrada finanziato dal Governo italiano ? spiega Intermonte -. L’autostrada sarà divisa in 5 lotti che saranno assegnati ad aziende italiane e realisticamente Impregilo dovrebbe vincere uno dei 5 lotti”.
Infine, anche Unicredit è legata a doppio filo con la Libia visto che la Banca centrale di Tripoli possiede il 4,61% dell’istituto di piazza Cordusio e la Lia il 2,59%. A Piazza Affari nelle ultime sedute il titolo Unicredit è il peggior titoli del comparto bancario.
fonte dati finanza.com
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