Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia ha approvato la separazione tra rete fissa e servizio, una decisione senza precedenti in Europa. Ha votato contro il consigliere indipendente Luigi Zingales, rappresentante dei fondi azionisti, mentre Cesar Alierta, presidente di Telefonica, era assente e per il socio spagnolo c’era solo Julio Linares, che si è astenuto. Com’è noto, la compagnia iberica, che tramite Telco (22,45%) controlla Telecom al 10% circa, è contraria all’ipotesi di spin-off. Ma le pressioni del governo hanno avuto l’esito opposto a quanto desiderato dagli azionisti di maggioranza. La separazione avverrà, anche se la compagnia si è riservata il diritto di bloccare l’operazione in ogni momento, qualora l’analisi dei benefici fosse considerata insufficiente.
La rete di accesso passiva sarà scorporata e affidata a una società a parte entro i prossimi diciotto mesi, sebbene i primi passi potranno già intravedersi tra circa sei mesi. Tale società, che dovrebbe essere dotata di 20 mila dipendenti, sarà controllata da Telecom inizialmente al 100%, anche se si fa il nome della Cdp, che potrebbe rilevare il 20-25%, sborsando 2 miliardi di euro.
Tra gli altri, anche Metroweb, a sua volta controllata Cdp, potrebbe farvi ingresso, mentre più complessa è la questione dell’acquisizione di parte della rete da Wind, in quanto competitor sul mercato domestico, quando la rete resterà sotto il controllo dell’ex monopolista.
Il board ha deciso di inviare le informazioni sull’operazione all’Agcom, in base all’art.50 ter del Codice delle comunicazioni elettroniche e per conoscenza anche al premier Enrico Letta e ai ministri dello Sviluppo e dell’Economia, rispettivamente Flavio Zanonato e Fabrizio Saccomanni.
L’accesso alla rete sarà consentito a tutti gli operatori in Italia a parità di condizioni, sulla base del modello OpenReach, realizzato in Gran Bretagna da British Telecom.