Con il 50,3% del capitale sociale, la proposta di revoca del cda di Telecom Italia è stata bocciata ieri dall’assemblea dei soci. Si è espresso in favore della mozione presentata da Marco Fossati, al 5% della compagnia con Findim, il 42,3% del capitale. Il resto si è astenuto. La votazione è avvenuta dopo una discussione lunga 8 ore. E che non sia stata una passeggiata respingere la proposta di revoca lo si intuisce anche dai numeri, visto che ieri ha partecipato all’assemblea il 54,26% del capitale sociale, la percentuale più alta degli ultimi anni. Scontato il voto contrario di Telco, la holding che controlla Telecom al 22,4%, partecipata al 66% dagli spagnoli di Telefonica e per il resto da Intesa, Mediobanca e Generali.
Se da un lato la proposta è stata respinta, dall’altro bisogna tenere presente che contro Telco si è espresso ormai quasi il 23% del capitale, che reclama un trattamento diverso dei piccoli azionisti e della minoranza. Prossimo obiettivo di Fossati e degli altri soci è adesso, infatti, cambiare lo statuto, in particolare, il meccanismo di voto dei consiglieri in cda, che assegna i 4/5 del consiglio alla lista di maggioranza.
I piccoli azionisti puntano al modello “public company”, ossia a un azionariato diffuso, rappresentato più equamente in cda e maggiormente tutelato.
Per Telco i problemi non sono certamente finiti, perché ieri è stata aperta un’indagine da parte della Procura di Roma sulla cessione di Telecom Argentina delle scorse settimane e per la salita di Telefonica nella holding alla fine di settembre. Nessun soggetto specifico è indagato, ma l’ipotesi di reato è che vi sia stato un accordo occulto tra soci per favorire la scalata spagnola della compagnia.