Cambio di governance in arrivo per Telecom Italia? I piccoli azionisti di Asati, all’1,5% del capitale della compagnia, chiedono che il consiglio di amministrazione provveda a riformare lo statuto proprio in quella parte in cui si regola la sua elezione. Nel dettaglio, i piccoli azionisti vogliono la soppressione della previsione attuale, secondo cui la lista di maggioranza ottiene i 4/5 dei consiglieri del board, invocando un sistema di tipo proporzionale, secondo il metodo d’Hondt, ossia che ciascuna lista ottenga tanti consiglieri, in proporzione al capitale raccolto sul totale votante.
Dello stesso avviso si era espresso nelle scorse settimane anche Marco Fossati, a capo di Findim, la finanziaria al 5% di Telecom. Tuttavia, i tempi per una riforma sarebbero stretti. Il cda si terrà il prossimo 6 febbraio e l’assemblea degli azionisti sarà convocata per aprile, quando il board dovrà essere rinnovato.
Difficile che i consiglieri dell’attuale maggioranza, in quota Telco (22,4%), scelgano autonomamente di accettare l’invito degli azionisti di minoranza, visto che la loro proposta nei fatti escluderebbe la rielezione di grossa parte di loro.
Intanto, tiene banco il capitolo delle alleanze possibili e dei capitali stranieri. Dopo che il magnate egiziano Naguib Sawiris si è detto pronto a rilevare Tim Brasil o ad assumere anche il controllo di Telecom Italia, il governo Letta si è espresso in favore del suo ingresso, purché investa nella rete fissa.
Al contrario, Telefonica, al 66% di Telco, di fatto azionista di controllo indiretto in Telecom, lavora alla creazione di una cordata alternativa in Brasile per cedere Tim Brasil, dopo avere smembrato i suoi asset tra i vari operatori presenti sul mercato carioca.