Si aggrava la crisi finanziaria di Sorgenia, la società energetica controllata al 52% da Cir, la holding della famiglia De Benedetti. Ieri, le banche creditrici hanno incontrato l’ad Andrea Mangoni e il presidente Rodolfo De Benedetti e hanno chiesto che l’azionista ricapitalizzi subito con 150 milioni di euro di nuova liquidità. Ma i De Benedetti non vorrebbero andare oltre i 100 milioni, anzi, ritengono che sia loro conveniente azzerare il valore della partecipazione, come ha fatto il socio austriaco al 45% Verbund.
L’intenzione comune sarebbe di abbattere il debito da 1,86 miliardi di 600 milioni. Oltre ai 150 milioni chiesti alla famiglia, 300 verrebbero dalla conversione del debito in equity e 150 dall’emissione di un bond convertendo a medio-lunga scadenza.
In assenza della fetta dei 150 milioni, le banche hanno minacciato di prendere in possesso la società, spodestando la famiglia De Benedetti. Al momento, quella più esposta con 600 milioni è MPS.
In ogni caso, anche se l’accordo andrà in porto, le banche siederanno accanto ai proprietari nel cda e tenteranno di rifarsi sui crediti con azioni di cessione di asset, come di Tirreno Power, controllata al 39% e indebitata a sua volta per 875 milioni. La società è nella bufera, dopo che la Procura di Savona sta indagando per omicidio colposo e danno ambientale.
L’impero dell’Ingegnere Carlo De Benedetti, a capo del gruppo editoriale L’Espresso, rischia seriamente di scricchiolare, nonostante abbia ricevuto lo scorso anno 350 milioni di risarcimento dalla famiglia Berlusconi per il caso noto alle cronache giudiziarie come lodo Mondadori.
Tra le banche creditrici, in tutto una ventina, figurano MPS, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare, Ubi Banca, Bipiemme.