La Fondazione MpS potrebbe cedere il 20% delle azioni della banca ad altri tre enti, vale a dire Fondazione Cariplo, Fondazione Cariverona e Compagnia Sanpaolo, in cambio dello 0,90% in Intesa Sanpaolo e dello 0,90% di Unicredit, quote in mano, appunto, a questi ultimi. Dell’operazione dovrebbe fare parte anche un fondo degli Emirati, il quale interverrebbe sia per lo swap delle azioni, sia nella fase di aumento di capitale di MpS da 3 miliardi.
Dunque, lo swap delle azioni potrebbe consentire alla Fondazione di pagare il suo debito residuo da 339,15 milioni di euro, anche se dopo la cessione e l’aumento, l’Ente sarebbe destinato a diluirsi fortemente in MpS, potenzialmente intorno al 5%, perdendo il controllo del terzo istituto italiano e il più antico al mondo.
Se l’operazione dovesse andare in porto nei prossimi giorni, l’assemblea dei soci di MpS sarebbe meno tesa, perché a quel punto l’Ente non avrebbe più ragione per cercare di dilazionare i tempi della ricapitalizzazione. La Fondazione cederebbe, infatti, il suo pacchetto senza passare per il mercato e senza fare deprimere il prezzo delle azioni della banca, visto che si tratta di uno swap attuato con altri enti.
Non è un caso che il titolo MpS sia in gran spolvero stamane, dopo che era arrivato ad attestarsi poco sopra i 15 centesimi, vale a dire per un valore complessivo di capitalizzazione sopra gli 1,8 miliardi di euro, quando l’aumento ne vale da solo 3 miliardi. Gli investitori, quindi, scommettono che la Fondazione non blocchi l’aumento e voti in suo favore all’assemblea degli azionisti prevista per il 27 del mese in prima convocazione.