Il consiglio di amministrazione di Generali si riunisce oggi per discutere della mozione di sfiducia presentata dai soci più influenti verso l’ad Giovanni Perissinotto. La richiesta di dimissioni è stata avanzata dall’azionista di maggioranza in Trieste, Mediobanca, che detiene un pacchetto del 13%. Tuttavia, pare che anche quasi tutti gli altri grandi soci privati siano per le sue dimissioni, a causa del fatto che molti di loro hanno preso le azioni in carico a 25 o 30 euro e oggi si ritrovano un titolo decimato a 8 euro.
Ad essere contrario alla sfiducia sarebbe Palladio Finanziaria, che raggruppa imprenditori veneti. In effetti, la questione s’intreccia con quella della controfferta di Sator e Palladio su Fondiaria Sai, alternativa al piano Unipol. Perissinotto, da sempre sostenuto da Palladio, viene accusato di avere avallato tale controproposta, sebbene egli si sia sempre detto estraneo. E Mediobanca, invece, è il più grande sponsor del piano Unipol. Perciò, le ruggini sono cresciute esponenzialmente tra le due parti, fino alla richiesta di due giorni fa.
Perissinotto ritiene, in una missiva inviata ai consiglieri, che il piano Unipol sia sbagliato, perché lo stato di salute finanziario del gruppo bolognese non sarebbe positivo. In ogni caso, ribadisce di non essere mai in alcun modo intervenuto nella vicenda.
Favorevoli alla sfiducia dovrebbero anche essere De Agostini, 2,43%; Caltagirone, 2,27%; Del Vecchio, 3%; Effeti (controllata da Fondazione Crt), 2,2%.
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