La Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha deciso di scendere dal 48,5% attuale detenuto nella banca senese fino a un minimo del 33,5%. Lo ha comunicato la stessa, spiegando che tale decisione sarebbe maturata come risposta alla richiesta dei creditori di predisporre un piano di rientro dai debiti.
L’Ente, presieduto da Gabriello Mancino, ha un debito di 1 miliardo, in parte verso undici banche creditrici, di cui ben otto sono straniere e guidate da JP Morgan, verso le quali risulta in rosso di 524 milioni, mentre altri 490 milioni li deve a Mediobanca e Credit Suisse per perdite su derivati.
Dal ricavato della vendita della quota si attende di ottenere tra 7 e 800 milioni, che coprirebbero parte del debito. In cambio, l’Ente chiederebbe ai suoi creditori di ottenere la proroga del periodo di standstill, in scadenza il prossimo 15 marzo, nonché una diluizione delle rate.
In alternativa, potrebbe richiedere un prestito di 900 milioni alle italiane Mediobanca, Unicredit e Intesa Sanpaolo, con il quale liquiderebbe i creditori e otterrebbe un periodo di ossigeno, ma le condizioni del nuovo prestito sarebbero più gravose.
Con la cessione del 15% in MpS, la Fondazione perderebbe il controllo e tale vendita avverrebbe nei confronti di parti strategiche, ha precisato. Si fanno i nomi del fondo di investimento Clessidra, oltre che di Equinox di Salvatore Mancuso e dell’americana Kkr.
La vendita dovrebbe provocare a bilancio una minusvalenza, in quanto il valore di carico è di 0,93 euro ad azione, mentre ora saremmo in zona 0,35 euro. Già con la vendita della quota in Mediobanca, la Fondazione aveva subito una minusvalenza di circa 155 milioni.
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