Ieri, al salone dell’auto di Pechino, Auto China 2012, Fiat ha presentato il suo modello di imminente costruzione, la Viaggio, una berlina compatta, studiata sul modello della Dodge Dart, a sua volta ripreso dalla Alfa Romeo Giulietta, rivista in versione più allungata e allargata. Si tratta di un’auto che sarà costruita in Cina e per i cinesi, appartenente al segmento C, ma da non qualificare nella fascia medio-bassa, in quanto dispone del migliore know-how disponibile per la casa automobilistica torinese.
Disegnata al Centro Stile di Torino, Fiat Viaggio rappresenta la prima avventura imprenditoriale per la società italo-americana, dopo un tentativo fallito nel 1999, quando fu intrapresa un’iniziativa rivelatasi inadeguata, per via di un’errata partnership.
Oggi, invece, la joint-venture sarà attivata con i cinesi di Gac, mentre è in costruzione lo stabilimento di Changsha, nella provincia di Hunan. Nelle intenzioni di Fiat, la vettura, tuttavia, dovrebbe poi fare il suo ingresso anche in Europa, al fine, soprattutto, di sostituire i modelli Fiat Bravo e Lancia Delta, in costruzione ancora oggi a Cassino.
E proprio questo sta mettendo in allarme i 4.400 dipendenti dello stabilimento laziale, perché se è vero che il sostituto dei modelli su cui lavorano verrà prodotto in Cina da giugno e inizierà ad essere disponibile da agosto di quest’anno, il rischio è che non ci siano le condizioni per potere giustificare il mantenimento di una capacità produttiva, che sarebbe in condizioni ottimali con non meno di 250-300 mila vetture prodotte all’anno.
Se si considera che nel 2011, in tutti gli stabilimenti italiani si sono prodotte 486 mila auto, si capisce benissimo il tasso di preoccupazione in una piccola realtà come Cassino, dove su 36 mila abitanti, coloro che lavorano per Fiat, tra dipendenti e indotto sono circa 12 mila.
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