Due sere fa, l’amministratore delegato di Fiat Industrial, Sergio Marchionne, ha proposto ai vertici di CNH di arrivare entro fine anno a una fusione in una Newco di diritto olandese. CNH risulta oggi controllata da FI all’88%, pertanto, si tratterebbe di una “reverse merger”, ossia di una “fusione all’incontrario”. La nuova holding, che nascerebbe da tale integrazione delle due società, avrebbe sede legale in Olanda, mentre la quotazione avverrebbe al Nyse.
Marchionne ritiene che in Europa resterebbe solo una quotazione secondaria, anche se non ha specificato se riguarderebbe Piazza Affari.
Grazie alla fusione, sostiene il manager italo-canadese, si avrebbe una maggiore efficienza, derivante dal fatto che la nuova società supererebbe le due differenti legislazioni con cui oggi le due entità hanno a che fare. Inoltre, spiega, il flottante libero di FI è troppo basso e questo non permette di giungere in borsa a un prezzo efficiente e di equilibrio.
Il manager pone un paio di condizioni per il raggiungimento della fusione. Anzitutto, per evitare di smantellare l’attuale struttura di controllo, che vede Exor detenere il 30,5% in FI, a ciascun azionista delle due assemblee che saranno convocate per decidere sulla fusione saranno offerti due voti per ciascuno detenuto e fino alla cessione delle azioni. Anche successivamente alla fusione, tale diritto spetterà a chi manterrà il titolo per almeno tre anni.
Infine, Marchionne ha subordinato l’ok all’operazione alla limitazione dei diritti verso soci e creditori a un massimo complessivo di 250 milioni di euro. Sono quelli di recesso, che gli azionisti di FI potrebbero richiedere, per via dello spostamento della sede legale in un altro stato, così come i diritti vantati eventualmente dai creditori.
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