Sembrano arenarsi le trattative tra i soci italiani e quelli francesi, azionisti di Edison, la società energetica quotata in Italia. Gli italiani riuniti in Delmi, che detiene una quota del 30% di Edison, avevano annunciato la volontà di esercitare il diritto di vendita ai soci francesi di Edf, entro la fine di ottobre. Tuttavia, sin dall’inizio sono sembrate molto distanti le condizioni a cui le parti sarebbero disposte a dare corso all’operazione.
Delmi vorrebbe vendere le azioni a un prezzo di 1,55 euro, ma Edf si rifiuta ad acquisire le azioni a un tale prezzo, visto che la quotazione attuale di Edison è al di sotto di un euro per azione.
Da qui, le trattative per giungere a un accordo. Nei giorni scorsi, i francesi avevano proposto agli italiani di esercitare l’opzione put a 1,55 euro solo su un quarto delle azioni in loro possesso, mentre il resto sarebbe stato regolato con liquidità cash e la cessione di assets.
Gli italiani non sembravano già intenzionati a trattare su queste basi, ma quando ieri è giunta una nuova versione della proposta Edf, le distanze sono sembrate crescere. Gli azionisti transalpini hanno offerto ai soci di Delmi l’acquisto delle loro azioni in tre anni a un prezzo, che sia il risultato di un multiplo dell’Ebitda di società comparabili a Edison. In più, ai soci più importanti di Delmi, A2A e Iren, è stata offerta la cessione del 100% delle azioni Edens, società operante nelle rinnovabili e controllata da Edison, in cambio delle quote in Edipower.
Inoltre, i francesi hanno chiesto che non siano obbligati al lancio di un’Opa, impegnandosi a garantire un forte azionariato italiano e la permanenza della quotazione a Milano. C’è la sensazione che la questione possa trascinarsi fino a marzo, quando scadrà il cda.
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