Non sembra arrivare il tanto sospirato accordo tra i soci francesi di Edf e quelli italiani riuniti in Delmi. Le posizioni sembravano essersi avvicinate, quando alla fine di ottobre i manager di A2a e Iren erano volati a Parigi per firmare un accordo scritto dai francesi, a condizioni certamente non favorevoli ai soci italiani.
Oggi, a dividere le parti ci sono due questioni essenziali: la distribuzione del debito della controllata Edipower e il potere di veto dei soci di minoranza.
Sul primo punto, Edf ritiene che gli italiani debbano caricarsi di 800 milioni di debiti su un complessivo di 1,1 miliardi, visto che ad A2a e Iren vanno due centrali idroelettriche di peso, secondo proprio l’accordo di ottobre. Ma gli italiani non vogliono andare oltre 300 milioni, per cui il direttore della società francese, Thomas Piquemal, ha preso carta e penna e ha inviato una lettera ai primi, ricordando loro come non ci sia più la possibilità di concedersi il lusso di perdere ancora tempo, perchè se le trattative dovessero ancora prolungarsi, il titolo Edison rischia di essere declassato a “junk” dalle agenzie di rating.
Tra le proposte dei francesi, c’è quella di redistribuire il peso del debito, sgravando i soci italiani, ma sottraendo loro almeno una centrale di peso. In sostanza: meno debiti, meno asset.
C’è poi la questione della nomina del prossimo presidente, che Edf acconsente che sia di nazionalità italiana, ma pretende di potere avere diritto di parola sulla sua individuazione, mentre Delmi vorrebbe un diritto del tutto autonomo. E un altro punto di dissenso riguarda proprio il diritto di veto dei soci di minoranza, quali saranno gli italiani, dopo avere ceduto le loro quote a Edf.
Su tutto incombe l’ombra di un intervento del nuovo governo, per impedire una cessione di asset strategici ai francesi. Un pò come avvenne già nel marzo scorso, quando allora fu l’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a fare saltare l’accordo.