L’imprenditore Diego Della Valle ha minacciato di lasciare l’azionariato di Rcs, qualora non si procedesse allo scioglimento del patto di sindacato e alla sua sostituzione con nuovi investimenti di soci con quote simili tra loro. Il comunicato, spedito da Parigi, rappresenta una chiusura a Fiat, che attraverso l’acquisto dei diritti in fase di aumento potrebbe arrivare al 20,135% e diventare, quindi, unico vero azionista di maggioranza. La dichiarazione di Della Valle arriva alla vigilia degli incontri tra domani e venerdì con altri due esponenti dell’azionariato di Rcs, Alberto Nagel di Mediobanca e Giovanni Bazoli di Intesa-Sanpaolo e rappresenta la volontà di carpire le mosse degli altri soci.
Fiat non ha certamente la voglia e la convenienza di provocare scossoni, volendo confermare la guida dell’ad Scott Jovane ed evitare lo scioglimento del patto. Anche perché la Consob tiene sotto mira il Lingotto, il quale potrebbe essere chiamato a lanciare un’Opa obbligatoria, nonostante la sua quota si fermerà sotto il 30%, limite imposto dalla legge per fare scattare l’obbligo di lanciare un’offerta sulle azioni rimanenti.
Difficile, però, che le richieste di Della Valle possano trovare accoglimento, dato che per procedere alla modifica dello statuto del patto si dovrà raggiungere l’unanimità, lontanissima dalla realtà attuale. I Pesenti, intanto, hanno confermato la volontà di diluirsi al 3,74%, mentre lo stesso imprenditore di Tod’s ha annunciato nei giorni scorsi di non volere accrescere la propria percentuale dell’8,7%, partecipando solo pro-quota all’aumento di capitale. Se questi numeri fossero confermati, Della Valle dovrebbe rimanere terzo socio più importante in Rcs, dopo Fiat e Mediobanca (14,2). Per non diluire la quota, egli dovrà investire 35 milioni di euro, ma chiede, appunto, che il gruppo editoriale si dia una governance moderna, dichiarando che “comprare alcuni diritti è un’altra cosa”.