La compagnia transalpina Air France è pronta a fare la sua parte in sede di aumento di capitale da 100 milioni in Alitalia, dove già è azionista al 25%. Lo ha dichiarato il cfo Philippe Calavia, il quale ha precisato che il voto contrario al board da parte dei francesi per l’aumento non è stato dovuto al fatto che i francesi sarebbero contrariati dalla ricapitalizzazione in sé, ma al contrario perché la ritengono insufficiente negli importi. Lo stesso Calavia ha bollato come “menzogne” le indiscrezioni di stampa riportate ieri dal Messaggero, secondo le quali Air France sarebbe intenzionata a tagliare 4 mila posti di lavoro in Alitalia e a trasferire a Parigi la sede aziendale di tutte le attività principali della controllata italiana, chiudendo Alitalia handling, dimezzando la flotta e facendo di Fiumicino un aeroporto secondario.
In ogni caso, bisogna fare presto. La compagnia ha in cassa pochi spiccioli. A fronte di 128 milioni di euro in cassa, 120 milioni sono i soli debiti verso Adr (Aeroporto di Roma) ed Eni, i quali non hanno intenzione di dilazionare le scadenze, almeno senza un piano industriale credibile di rilancio.
Alitalia necessiterebbe di 3-500 milioni per gli investimenti, ma ha già un debito di un miliardo, mentre il miliardo di dote lasciata in eredità dallo stato nel 2008 è già svanito. Tra i “capitani coraggiosi”, ad oggi nessuno si è fatto avanti per partecipare all’aumento. Per questo, Air France potrebbe portarsi appena al di sotto del 50% in Alitalia, controllando la compagnia, senza il consolidamento del debito.
La liquidità sarebbe ormai sufficiente solo per poche settimane. Il governo punterebbe a coinvolgere la Cdp o, in alternativa, Sace, dando vita a una ri-nazionalizzazione della compagnia. Comunque sia, bisogna fare presto. Il fallimento è dietro l’angolo.