Non ha deluso le attese Twitter, che ieri ha fatto il suo esordio a Wall Street, essendosi quotata al New York Stock Exchange (Nyse). L’IPO prevedeva un prezzo iniziale di offerta di 26 dollari per azione, ma sono bastati pochissimi minuti per farlo balzare a 50 dollari. In chiusura, le azioni Twitter valevano 44,90 dollari, mentre l’intera società veniva stimata intorno a 24,8 miliardi, contro i 18,2 miliardi previsti dall’IPO. Si è trattato di un grande successo, che sembra avere allontanato per il momento il rischio di un flop, dopo che ciò è accaduto un anno e mezzo fa con Facebook, quando il titolo sbarcava al Nasdaq a 38 dollari, ma dopo poche sedute sprofondava già a 17 dollari.
Eppure, il paradosso sta nei numeri. Sebbene Facebook fosse sopravvalutato, in quanto l’IPO capitalizzava il social network 100 volte gli utili, Twitter non ha mai presentato utili dal 2006 ad oggi, ma ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con una perdita di 134 milioni su un fatturato di 422 milioni, quasi raddoppiando il rosso dei conti dell’intero 2012.
Per questo, la prudenza è d’obbligo, anche se l’ottima accoglienza in borsa da parte degli investitori induce a ritenere che le attese siano per una crescita e un miglioramento dei fondamentali, grazie alla buona capacità dimostrata dai manager di Twitter nel monetizzare dalla raccolta pubblicitaria su tablet e smartphone.
Se anche nelle prossime sedute continuerà l’ottima performance della società di Dick Costolo e Jack Dorsey, altre realtà del settore tecnologico potrebbero rompere gli indugi e quotarsi in borsa. Si vocifera che sia pronta per il 2014 la cinese Alibaba o la start-up Square; di quest’ultima è fondatore e ad lo stesso Dorsey.