La crisi delle società internet sta travolgendo da tempo Groupon, il colosso mondiale dei coupon online geo-localizzati, la cui Ipo è avvenuta solo lo scorso 4 novembre 2011, ma da allora ha perso quasi l’80% del suo valore, se si pensa che la quotazione iniziale al Nasdaq avvenne a 20 dollari per azione, mentre oggi siamo in zona 4,8 dollari e dopo avere toccato anche 4,5 dollari.
Proprio ieri si è saputo che anche la Andreessen Horowitz ha venduto negli ultimi tre mesi tutte le azioni Groupon in suo possesso, pari a 5,1 milioni di titoli, riuscendo a ottenere una plusvalenza di 14 milioni. Ma si tratta di un segnale di sfiducia e salgono a tre i venture capitalist, che hanno dismesso le loro partecipazioni nella società, a conferma che le attese non sembrano confortanti.
Nel secondo trimestre del 2012, il numero di coupon venduti è sceso del 7%, un dato allarmante, che alcuni analisti spiegano come conseguenza di un mercato online forse già maturo nell’ambito. Un grattacapo per un’azienda nata solo 4 anni fa. Più in generale, però, la sfiducia colpisce tutto il comparto internet, con l’accusa degli analisti di avere quotato troppi titoli a prezzi esagerati.
Se Groupon piange, Facebook non ride. Le azioni del social network si sono dimezzate di valore in soli tre mesi, passando da una quotazione Ipo di 38 dollari agli attuali 19-20 dollari, tanto che in un articolo del Los Angeles Times si invita il fondatore e giovane ad Mark Zuckenberg a lasciare il posto a un manager più esperto e maturo, occupandosi magari personalmente solo della parte tecnologica. Malgrado il miliardo quasi di utenti attivi mensili, il social non sta ancora riuscendo a monetizzare del tutto tale posizioni dominante e gli investitori sembrano essersi spazientiti.