Continua a non convincere in borsa il social network di Mark Zuckenberg. L’altro ieri, il titolo è sprofondato a 24,58 dollari, perdendo in una sola seduta l’8,5%, dopo avere toccato perdite giornaliere per il 12%. Rispetto al prezzo di quotazione dell’Ipo, a 38 dollari, siamo sotto del 37%. La ragione di tale tonfo è stata dettata in questi giorni dai dati non brillanti dell’ultima trimestrale. Le entrate si sono attestate a 1,18 miliardi di dollari, appena sopra le attese per 1,16 miliardi, in crescita del 32% su base annua. Tuttavia, questo stesso dato conferma il trend calante della crescita per il quarto trimestre consecutivo. Sempre su base annua, infatti, si è passati da tassi del 104%, al 55% e poi al 45% del primo trimestre 2012.
In aumento i ricavi pubblicitari del 28%, a quota 992 milioni. Gli utenti attivi mensili passano a 955 milioni, anch’essi in crescita del 29% in un anno, ma aumentano soprattutto quelli mobili, che arrivano a 552 milioni. Si tratta di una tipologia di clientela più difficile da catturare con la pubblicità tradizionale e questo aspetto sta determinando un allarme tra gli investitori e non solo riguardo Facebook.
Il risultato del secondo trimestre dell’anno (il primo dalla quotazione di maggio) è di una perdita per 157 milioni, determinata da oneri legati all’Ipo e a compensi straordinari. Al netto di tali voci vi sarebbe stato un avanzo di 295 milioni, pari a 12 centesimi per azione.
Il valore di capitalizzazione in borsa del social network si aggira ora intorno ai 63 miliardi, lontani dagli oltre 100 miliardi iniziali, con cui sbarcò nel Nasdaq. Resta il fatto, tuttavia, che il titolo continua a quotare circa 63 volte in più gli utili del 2011 e 14 volte il suo fatturato. In pratica, ci sarebbe ancora spazio per un ulteriore ridimensionamento in borsa, se la società non mostra segni di accelerazione nei risultati.