Chrysler si avvia all’IPO con una valutazione della società tra i 9 e i 16 miliardi di dollari. Lo anticipa Bloomberg, che cita la stima delle banche che si occupano della quotazione di Detroit, orientate con ogni probabilità a una valutazione intorno ai 10 miliardi. Se così fosse, la quota del 41,5% in mano a Veba, il fondo gestito dai sindacati Uaw, varrebbe 4,15 miliardi, ossia un miliardo in meno di quanto chiesto a Fiat. Cifra, che l’ad Sergio Marchionne ha rinviato al mittente, tanto che i sindacati hanno prima minacciato e poi chiesto l’IPO, con la speranza che il mercato valuti le azioni in linea con le loro richieste e per monetizzare sin da subito almeno parte della quota.
A conti fatti, Chrysler sarebbe valutata così solo 6 volte in più dei suoi profitti del 2012, mentre General Motors ha un rapporto tra prezzi e utili di 8,6 e Ford di 12. Poi, c’è il caso di Tesla Motors, la società che fabbrica macchine elettriche, la quale non ha ancora chiuso un bilancio in attivo, ma che capitalizza 15 miliardi, il 50% in più della presumibile stima finale di Chrysler.
A settembre, Ubs aveva valutato Detroit 13,5 miliardi, con ciò assegnando al 41,5% di Veba il valore di 5,6 miliardi, anche se la stessa banca ipotizzava un accordo finale per 4,9 miliardi.
L’IPO potrebbe avvenire a dicembre, sebbene da un lato lo stesso Sergio Marchionne ha avvertito su un probabile rinvio, qualora le condizioni del mercato non lo consentissero verso la fine dell’anno, dall’altro si potrebbe giungere finalmente a un accordo tra le parti, evitando di affidarsi alle valutazioni del mercato.