Non è servita molto la vittoria dei conservatori di Nuova Democrazia alle elezioni politiche greche di due giorni fa. Contrariamente alle attese, i mercati finanziari non hanno reagito positivamente all’affermazione di misura delle forze politiche pro-Memorandum. Malgrado la Borsa di Atene abbia registrato indici in crescita anche del 7%, in Europa, dopo una prima apertura in positivo, le borse sono andate in picchiata, con Piazza Affari che ha chiuso a -2,8%.
E parallelamente alla brutta performance delle borse, gli spread hanno continuato il loro processo di divaricazione. Il differenziale BTp-Bund sul decennale si è portato a un livello di chiusura di 464 punti base, dopo che all’inizio delle contrattazioni si era arrivati pure sotto 450 bp.
Ma come mai tanto pessimismo? Il problema sta nei nodi che il nuovo governo dovrà sciogliere. Pur favorevole al Memorandum, il neo-premier Antonis Samaras non ha una sua maggioranza autonoma, ma dovrà governare con i rivali socialisti del Pasok, crollati dal 44% dell’ottobre 2009 al 12,8% di domenica scorsa.
Entro luglio, i due partiti dovranno trovare 11,5 miliardi di euro, come richiesto dalla Troika (UE. BCE e FMI), senza cui non potranno attingere ai nuovi aiuti. Ma saranno davvero in grado di fare tagli e aumentare ancora imposte per complessivi 5 punti del pil, in uno stato di fortissima tensione, che si preannuncia già all’orizzonte?
Se il nuovo esecutivo spera nell’ammorbidimento delle posizioni tedesche si sbaglia. Ieri, il cancelliere Angela Merkel ha “intimato” Atene nell’attuare tutte le misure già concordate e senza sconti. Grosse concessioni non ce ne saranno, tranne forse qualche limatura.
Per questo, che abbiano vinto i conservatori va bene, ma che poi riescano a governare nella direzione sperata è tutto un altro discorso.
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