La rinascita del settore del vino in Italia deve necessariamente passare per i mercati esteri, stando a quanto rilevato dall’Istat.Lo scorso anno infatti le esportazioni sono salite di oltre l’11,5% per un valore fino a 3,9 miliardi, e del 10,7% a volume: oltre i 20 milioni di ettolitri.
Questo andamento è in netta controtendenza con il mercato italiano, dove è possibile notare un, talvolta consistente, calo dei consumi e anche le vendite del vino confezionato hanno iniziato lentamente la discesa; dello 0,9% a volume e aumentate solo dello 0,4% a valore.
Le associazioni di categoria, per bocca del presidente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia, hanno affermato: <<Il trend sui mercati esteri premia la ricerca italiana della qualità, del miglior rapporto qualità-prezzo: un trend che va consolidandosi da un triennio. Sempre più aziende vinicole oramai si orientano all’export, verso mercati tradizionali come la Germania ma anche nuovi, come la Russia. Crescono i prodotti di buon livello anche nel comparto degli spiriti, rhum e grappe invecchiate>>.
Piero Antinori, il presidente dell’Istituto del vino Grandi Marchi, invece effettua un confronto con i nostri vicini e rivali di oltralpe: <<Anche in Francia i consumi sono calati, ma questo non ha distolto dalla conquista di nuovi mercati di sbocco secondo una strategia organizzata: quello che in Italia non si riesce a fare, perché manca una cabina di regia che governi un settore fortemente parcellizzato».