Un rapporto sugli investimenti al 30 giugno 2010 della Lia (Libian Investment Authority), ossia il principale fondo sovrano di Tripoli, socio tra l’altro con il 2,6% di Unicredit, il 2% di Eni e l’1% di Finmeccanica, apre scenari del tutto inaspettati sulla capacita’ del governo libico di gestire i proventi dei suoi pozzi petroliferi.
E’ quanto riporta La Stampa che aggiunge come i soldi del petrolio libico sono finiti in parte nelle scommesse a perdere proposte al leader libico Muhammar Gheddafi, da banche europee ed americane, in parte a finanziare gli stessi Stati Uniti che adesso partecipano ai bombardamenti su Tripoli e in qualche misura anche in investimenti azionari di dubbio successo.
Nel trimestre aprile-giugno 2010, un periodo nel quale i mercati borsistici erano generalmente scesi, i conti della Lia non brillano, portando gli asset totali da 55,8 a 53,3 miliardi di dollari, con un calo del 4,53%. Ma la vera debacle e’ pero’ sui contratti derivati legati ad alcuni titoli, anche italiani. Una scommessa sull’Eni perde il 99% del proprio valore, una sull’Unicredit addiritturta il 99,5%.
fonte dati MF-DJ
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