Il Rapporto della Commissione Europea sull’Italia è quasi pietoso. Secondo Bruxelles, il nostro Paese sarebbe afflitto da problemi strutturali e macroeconomici, riguardanti le esportazioni, la produttività e l’alto indebitamento pubblico. Se ci dovessero essere ulteriori pressioni sul nostro debito sovrano, avverte la Commissione, non sarebbe improbabile un rischio di contagio dall’Italia al resto dell’Eurozona. In particolare, il Rapporto nota come le esportazioni siano deboli e ciò debba essere addebitato alla specializzazione delle imprese italiane nel low tech, ossia nello stesso settore di specializzazione della Cina. Ma gravano anche altri fattori negativamente sul nostro export, tra cui le barriere normative e un clima poco favorevole al business.
A rischio anche le banche, che dalla metà del 2011 non avrebbero più la stessa capacità di ripresa e ciò indebolisce il loro sostegno all’economia italiana. Proprio ieri erano usciti i dati sul nuovo calo delle erogazioni di prestiti alle famiglie e imprese, che per il mese di febbraio è stato pari all’1,3% su base annua.
Ma il premier Mario Monti, licenziando il Def, ha rassicurato sulla sostenibilità dei nostri conti pubblici, sottolineando come sarebbe stato raggiunto l’obiettivo di un pareggio di bilancio strutturale. Il debito dovrebbe crescere lungo tutto il 2013 fino al 130%, per poi ridiscendere dall’anno prossimo. Per quest’anno, il governo ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita, con il pil che diminuirà dell’1,3%, mentre una timidissima ripresa si dovrebbe avvertire nel 2014.
Per il resto, Monti ribadisce che non tutto il risanamento avverrà per forza con l’aumento delle tasse, perché la spending review dovrebbe fare introitare allo stato 30 miliardi tra il 2012 e il 2015, mentre un punto di pil all’anno dovrebbe ricavarsi dalle privatizzazioni, almeno per il periodo 2013-2017.