La Tares, la nuova tassa sui servizi, che sostituirà l’attuale Tarsu o Tia, entrerà in vigore già quest’anno, con una ripartizione del carico fiscale in tre rate: maggio, settembre e dicembre. Tuttavia, mentre le rate di maggio e settembre saranno in linea con la vecchia tassazione, la rata di dicembre subirà un aggravio sicuro e per due ragioni. Innanzitutto, è prevista la copertura da parte del contribuente del 100% del costo del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, mentre a ciò dovranno aggiungersi altri 30 centesimi di euro per metro quadrato di abitazione, per il finanziamento dei servizi locali indivisibili, che potrebbero diventare 40 centesimi, nel caso in cui i Comuni si avvalessero di tale facoltà di aumentare la tassazione, come prevede il governo nazionale.
Il meccanismo, dunque, è del tutto simile a quello dell’IMU, con il conguaglio a dicembre. Mese, che passa dall’essere quello tipicamente più importante per i consumi degli italiani pre-natalizi (si pensi al settore dell’abbigliamento) a mese in cui si rischia un salasso fiscale, che in molti casi azzererà le tredicesime, come già avvenuto anche nel 2012 in tono minore con l’IMU.
L’Osservatorio per la fiscalità locale della UIL ha trovato che il costo della vecchia Tarsu sarà accresciuto mediamente di 80 euro per famiglia, portando la tassa dai 225 ai 305 euro. IMU e Tarsu peseranno per complessivi 33,1 miliardi, il 2,1% del pil, con la Tares che passerà dai 7,6 miliardi di gettito del 2012 ai 9,4 miliardi previsti per quest’anno, per un aumento del 23,8% in favore dei Comuni e dello Stato.
Già nel 2012 la Tarsu o Tia era aumentata del 2,4%, mentre negli ultimi cinque anni l’aumento medio è stato del 14,3% complessivo.