Secondo il quotidiano Les Temps, la Svizzera sarebbe orientata a rimuovere presto il segreto bancario, perché il governo ritiene onerosi gli accordi bilaterali con gli stati UE sui capitali esteri nel Paese. Una svolta, quella di Berna, che potrebbe presto portare i cantoni a collaborare con gli altri governi e a scambiare flussi di informazioni sull’identità degli intestatari dei conti stranieri accessi presso le banche elvetiche e l’entità degli stessi. Una rivoluzione, che in un sol colpo eliminerebbe quello che ad oggi viene considerato la più importante metà mondiale per i furbi del fisco. Dal 2005, Berna applica la cosiddetta “euroritenuta” del 35% sui rendimenti dei capitali depositati dall’estero presso le sue banche e il cui gettito viene poi ripartito ai governi degli stati di origine degli intestatari. Ad esempio, nel 2011 sono stati ripartiti 506 milioni di franchi svizzeri, di cui i tre quarti sono andati a Italia, Germania e Francia.
L’Italia dovrebbe presto concludere un accordo bilaterale col governo svizzero, che prevede l’applicazione dello “schema di Rubik”, già applicato ai casi di USA, Regno Unito, Austria e Germania, sebbene Berlino si sia vista bloccare l’intesa dal Bundesrat.
In sostanza, Berna risarcirebbe una tantum l’Italia per i 120 miliardi di euro circa di depositi dei nostri connazionali, che si ipotizzano esistere presso i suoi forzieri e sfuggiti al nostro fisco. Su di essi si dovrebbe applicare un’aliquota finanche al 30%, sebbene le previsioni siano per un 20-25% medio. Successivamente, per gli anni a venire, la Svizzera trasferirebbe all’Italia una percentuale sui rendimenti maturati sui capitali italiani ancora rimasti nel paese, che verosimilmente ammonterebbe a qualche miliardo di euro di gettito all’anno.
Tuttavia, questi accordi disincentiverebbero la stessa esportazione dei capitali in Svizzera, visto che certamente Berna si rifarà su questi conti, rendendo il trasferimento meno conveniente.