Una vera bufera mediatica contro l’ex amministratore delegato della società farmaceutica Novartis, che ha sede in Svizzera. Daniel Vasella, si è appreso, riceverà 72 milioni di franchi di buonuscita (60 milioni di euro), come liquidazione che il colosso da lui prima guidato gli riconoscerà anche in qualità di clausola anti-concorrenza per i prossimi sei anni. In sostanza, Vasella non potrà lavorare alle dipendenze di una società concorrente della Novartis. Apriti cielo, nel Paese elvetico è scoppiata la polemica, perché la cifra – la terza più alta nella storia dei super-bonus svizzeri – è stata ritenuta eccessiva da più parti.
E il guaio è che proprio tra due settimane si terrà in Svizzera un referendum contro le maxi-liquidazioni dei manager, con i contrari a questi bonus saliti al 57% per i sondaggi, in seguito al caso Vasella.
E dire che il manager, che è arrivato a guadagnare 40 milioni di franchi all’anno e circa 320 milioni di euro in trent’anni di carriera, ha lasciato la società in ottimo stato di salute. Si direbbe, quindi, che la sua buonuscita potrebbe anche essere accettata, se si pensa ai casi eclatanti dei dirigenti bancari super-liquidati, dopo che a loro volta avevano lasciato gli istituti da loro gestiti in stato di liquidazione.
Ma si scaglia contro questa lauta compensa anche il ministro socialista Simonetta Sommaruga, che parla di indignazione. Mentre l’associazione Actares, che promuove la trasparenza nelle spa elvetiche, ha intimato al cda di Novartis di non procedere alla liquidazione, altrimenti farà valere le sue ragioni in tribunale, a tutela dei piccoli azionisti.
E il partito liberale, al contrario, colpito dal caso, ora teme che la vittoria dei contrari ai super-bonus possa mettere in fuga le multinazionali verso altri stati.