Duro l’intervento di Giorgio Squinzi all’assemblea annuale di Confindustria. Il presidente ha riassunto la drammaticità della situazione italiana, sostenendo che il Nord potrebbe non essere più trainante per il resto del Paese. L’Italia, senza riforme immediate, rischia di tornare indietro di mezzo secolo, a causa della crisi violenta che ha colpito da tempo la nostra manifattura, in particolare, il settore delle costruzioni, per il quale Squinzi chiede un intervento a sostegno di tutta la filiera da parte del governo. E si concentra sul fisco italiano, che definisce il peggio che si possa avere, caratterizzato da norme opache e da un’esosità che non ha eguali nel mondo. Dopo avere ricordato che il cuneo fiscale è ormai al 53% e che più della metà di quanto l’imprenditore paga al lavoratore va allo stato, il presidente degli industriali ha proposto il taglio subito di 11 punti percentuali, una maggiore flessibilità in entrata e uscita dal lavoro, ma anche regole più flessibili per l’età pensionabile, in modo da agevolare il ricambio generazionale. Su questi punti, avverte, meglio non fare piccoli interventi, perché rischiano di provocare danni.
Ne ha anche per la politica il numero uno di Via dell’Astronomia, quando invita a non perdere ulteriore tempo in parole vane, ritenendo che alcuni provvedimenti non possano più essere rimandati, come nel caso della riforma della legge elettorale, pur ammettendo la bontà del decreto IMU da poco varato.
Bacchetta il governo, quando ricorda che le risorse per finanziare la cassa integrazione in deroga sono derivate dal fondo per le politiche attive sul lavoro, cosa che a dire di Squinzi rischia di aumentare ancora di più il già alto livello di disoccupazione. Serve una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, spiega il presidente.