Un’altra tassa per tutti. Potrebbe essere questo lo slogan per riassumere alcuni emendamenti alle legge di stabilità e che dovrebbero essere presentati dal PD. La prima riguarda una sorta di imposizione fiscale sulle attività italiane dei colossi del web, ribattezzata anche tassa su Google. Già introdotta in Francia tra le polemiche, potrebbe coinvolgere anche altre multinazionali come Amazon, anche se rendere questa imposizione operativa non è affatto semplice. Ma tra le tasse proposte dai democratici ecco spuntare anche un aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie, già salita dal 2012 al 20%, con la sola esclusione dei BoT e BTp, che continuano ad essere tassati al 12,5%. Anche i nostri titoli di stato, però, potrebbero non salvarsi più dalla scure in arrivo dal Tesoro.
E anche la Tobin Tax, la ormai nota tassa sulle transazioni finanziarie, potrebbe essere estesa a tutti gli strumenti trattati a Piazza Affari e, pertanto, potrebbero non più risparmiare i nostri bond pubblici, con il rischio di una fuga dei capitali e di un maggiore peso dei flussi speculativi nelle contrattazioni, a causa della inevitabile tendenza alla riduzione degli scambi, già manifestatasi dallo scorso marzo, quando la Tobin ha colpito azioni e obbligazioni.
Una maggiorazione della tassa potrebbe esserci anche a carico dei pensionati più fortunati. Dal 2014 è già prevista l’aliquota addizionale del 5% sopra i 150 mila euro all’anno, fino a un aggravio del 15%. Adesso, la soglia oltre la quale scatterebbe l’aliquota della tassa aggiuntiva sarebbe di 100 mila euro, anche se provvedimenti di questo genere potrebbero ancora una volta venire bocciati dalla Corte Costituzionale, com’è già avvenuto di recente con il contributo previsto nel 2011 dall’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.