Male i BTp italiani, che sulla scia dell’effetto delle parole di Bernanke della scorsa settimana, hanno visto allargare lo spread, che ieri si è spinto fino a 301 punti base, per chiudere a 299 bp sul tratto decennale. Un BTp a dieci anni rende ora il 4,82%, mentre ancora peggio è andato ai Bonos spagnoli, che per la scadenza decennale offrono rendimenti già oltre il 5% e mostrando uno spread in zona 324 bp. Un segnale alquanto negativo, in vista delle aste del Tesoro di oggi, che collocherà titoli fino a complessivi 4,5 miliardi di controvalore tra CTz giugno 2015 per un importo tra 2,5 e 3,5 miliardi e BTp indicizzati all’inflazione europea e con scadenza settembre 2018 e settembre 2026 per un altro miliardo al massimo.
Scontato il rialzo dei rendimenti all’asta, vista l’impennata dello spread da un paio di settimane a questa parte. In particolare, il CTz dovrebbe essere collocato a un rendimento medio lordo più che doppio dell’asta di fine maggio, quando esitò un ottimo 1,113%, mentre adesso viaggia sul 2,46-2,47%, stando ai dati del secondario.
E l’aumento dello spread potrebbe essere ancora più evidente, se non crescessero pure i rendimenti dei titoli “core” tedeschi, che per il decennale rendono intorno all’1,8%, mostrando un rialzo di almeno 25 punti base, rispetto ai livelli della scorsa settimana, prima che il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, non annunciasse il probabile allentamento delle misure espansive del suo QE3 entro la fine dell’anno. Il mercato ha iniziato immediatamente a scontare un effetto rialzista sui tassi, venendo meno l’immensa liquidità che avrebbe drogato il comparto azionario e ultimamente anche l’obbligazionario pubblico.