Lo spread è sceso stamane a 186 punti base dai 199 punti della chiusura di venerdì. Si tratta del livello più basso dal luglio del 2011, pochi giorni prima che partisse l’attacco ai nostri titoli di stato. Allo stesso tempo, crollano anche i rendimenti decennali. Un BTp con scadenza marzo 2024 rende ora intorno al 3,55%, cioè il minimo degli ultimi otto anni.
Già nelle aste dei BTp e dei BoT di fine gennaio avevamo notato la tendenza a un ridimensionamento forte dei tassi, che adesso viene confermata anche dall’andamento dello spread e dei rendimenti sul secondario, sprofondati in poche sedute ai minimi da diversi anni.
In particolare, oggi ha funto da tonificante per i nostri bond il giudizio di Moody’s, che ha migliorato l’oulook sul nostro debito pubblico, portandolo da “negativo” a “stabile”. E anche la formazione in tempi rapidi di un nuovo governo a guida Matteo Renzi sembra riscuotere apprezzamento sui mercati, le cui attese sono per il varo di una serie di riforme improcrastinabili per la nostra economia.
Più in generale, però, il crollo dello spread è frutto del rientro delle tensioni nell’Eurozona, anche se non è detto che questo clima di rasserenamento sia permanente, vista la debolezza della ripresa nell’unione monetaria.
Di certo, sta aiutando molto il Tesoro a rifinanziare il debito a costi calanti (3,11% nel 2013, in discesa dal 3,61% sulle nuove emissioni del 2012) e gli consente al contempo di allungare la vita media del debito residuo, ora a 6,9 anni, ossia prossima alla scadenza media del 2010, quando si erano raggiunti i 7,2 anni, picco massimo mai toccato dai nostri titoli.