Malgrado la notizia non sia giunta come un fulmine a ciel sereno, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato nella notte il debito sovrano spagnolo di due gradini, portando la valutazione a BBB- e mantenendo un outlook negativo.
Nella nota si esprime forte preoccupazione per le capacità del governo di Madrid di risanare i conti pubblici in questo contesto, caratterizzato da una profonda recessione dell’economia e da un crescente malcontento sociale, che potrebbe culminare a livelli davvero seri.
Per quest’anno, infatti, il pil spagnolo è previsto in calo dell’1,8% (in Italia, dovrebbe scendere di almeno il 2,2-2,4%), mentre la ripresa non sembra arrivare nemmeno il prossimo anno, quando la ricchezza dovrebbe continuare a scendere di un altro 1,4%.
L’alto tasso di disoccupazione (circa il 25%) e i forti tagli alla spesa pubblica, necessari per risanare i conti, hanno creato un clima di forte malcontento, che rende meno facile l’applicazione delle misure per superare la crisi.
Altri due punti deboli dell’economia iberica sono poi il collasso del suo mercato immobiliare e il conseguente crac del sistema bancario. La Spagna, infatti, era cresciuta per anni e fino al 2008, grazie al sostegno della bolla immobiliare, a sua volta alimentata dal credito facile delle banche. Con la crisi del 2008-2009, la bolla è scoppiata, i prezzi delle case e le transazioni sono crollate e il mercato del credito è collassato.
La crisi sta portando anche a uno scontro tra stato centrale e regioni, con la Catalogna, storicamente autonomista, che chiede persino la secessione. In questo clima si terranno presto le elezioni amministrative, che potrebbero indebolire l’efficacia dell’azione del governo centrale.