Nota positiva e in parte inattesa quella di ieri con il collocamento da parte del Tesoro di 8,5 miliardi di BoT a sei mesi. I rendimenti medi lordi sono crollati allo 0,831%, 40 centesimi in meno del precedente 1,237% di febbraio e vicino ai minimi di gennaio, quando il tasso si era fermato allo 0,731%. La domanda è stata 1,639 volte superiore al quantitativo massimo offerto. Anche se le previsioni erano per un calo dei tassi, forse non molti si attendevano una discesa così marcata. Anche perché l’Italia sembra avere fatto di tutto in queste settimane per allontanare la ripresa della credibilità sui mercati, stretta tra crisi politica senza sbocco apparente e attesa infinita che vengano adottate misure volte a riformare l’economia. Per non parlare della crisi di Cipro e dell’arrivo (forse) imminente dell’ennesimo declassamento di Moody’s dei nostri conti pubblici.
E oggi sarà il turno dei BTp a 5 e 10 anni. Anche in questo caso, analizzando l’andamento del mercato secondario, gli investitori si aspettano un calo dei rendimenti, che sul grey market si attesta in zona 3,29% per il titolo quinquennale.
Preoccupa soprattutto l’arrivo della bocciatura di Moody’s, che già all’indomani del voto politico di febbraio aveva minacciato il “downgrade” del debito sovrano. La ragione di tale preoccupazione consiste nel fatto che l’attuale rating dell’agenzia è Baa2, ossia solo due notch in più del livello “junk” o “spazzatura”. Se mai si dovesse arrivasse a toccare quel gradino infimo, molti fondi e investitori dovrebbero vendere BoT e BTp, in quanto per statuto non potrebbero mantenere in portafoglio titoli considerati “non investment grade”.