Il titolo del settimanale “Der Spiegel” non lascia spazio a dubbi. La Bundesbank si rivolta contro la BCE. E lo confermano le parole del suo governatore, Jens Weidmann, che nell’intervista boccia le ipotesi di intervento di Mario Draghi in favore dei titoli di stato in crisi nell’Eurozona. Il governatore tedesco definisce gli interventi simili a una droga, che renderebbero gli stati “tossicodipendenti”. Bocciata, poi, anche l’idea di porre un tetto agli spread.
Ma se la banca centrale tedesca tuona contro Francoforte, il cancelliere Angela Merkel risponde sul caso alla tv pubblica Ard, sostenendo di avere piena fiducia nella BCE, nella sua autonomia e nella capacità di Draghi di interpretare bene i limiti del suo mandato. Il cancelliere ha anche invitato tutti a misurare le parole in questa fase, perché si tratta di dare credibilità alla moneta unica, sostenendo di avere espresso al premier greco Antonis Samaras il suo apprezzamento per gli sforzi compiuti dal suo governo per risanare i conti, ma al contempo gli avrebbe chiarito che resta molto da fare.
Intanto, spunta un presunto piano tedesco di Frau Merkel, che punta da un lato a una compiuta unione fiscale, con l’obiettivo di mettere in comune le imposte indirette come l’IVA, ma dall’altro si punta anche a una maggiore solidarietà tra gli stati, con anche la previsione dell’introduzione degli Eurobond.
La stessa BCE, stando alle indiscrezioni, per Berlino dovrebbe avere totale autonomia dalla politica, in modo da potere operare sul mercato come una comune banca e senza che i suoi eventuali acquisti di bond pubblici le assegnino la condizione di creditore “senior”, come avvenuto di recente con la Grecia, rendendo limitato il beneficio dell’“haircut“ del 53,5%.