Si è aperto il 6 di ottobre la 52esima edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova, che durerà fino alla prossima domenica, 14 ottobre. I numeri parlano di un settore in piena crisi. Lo si evince già dal calo degli ingressi, nonostante il costo contenuto dei biglietti a 15 euro o 13 euro, se scontato. I nati dall’1 gennaio 1998 non pagano, se accompagnati. Gli espositori sono 900, quando nel 2011 furono 1.150 e nei tempi migliori della manifestazione si arrivava a 1.300.
Per la prima volta, le aziende partecipanti hanno disertato la tradizionale cerimonia di apertura dell’alzabandiera, per protestare contro il governo, reo a loro dire di avere inferto un colpo mortale al settore, tramite la tassa di stazionamento e il redditometro, che colpisce proprio i possessori di imbarcazioni.
Il fatturato del 2011 ha chiuso a 3,4 miliardi, di cui 2,5 miliardi prodotto in Italia. Nel 2008 si attestava a 6,4 miliardi, di cui ben 5 miliardi in Italia. E le cifre del 2012 sono in peggioramento, con una previsione di 2,7-2,8 miliardi complessivi, di cui solo 2,5 miliardi in Italia.
Il colpo durissimo lo hanno ricevuto anche gli occupati del settore, in riduzione di ben 20 mila unità. Per questo, al vice-ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Mario Ciaccia, presente al Salone la scorsa domenica, l’associazione di categoria, Ucina, parte di Confindustria, ha chiesto di adottare misure urgenti entro i prossimi 3-4 mesi.
Oltre al ripensamento sulla tassa, che colpisce anche il turismo in Italia e a favore di confinanti, come la Croazia, le aziende chiedono che vengano rivisti i criteri del redditometro, così come sono stati adottati dal direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Perseguitare chi possiede un’imbarcazione, spiega l’Ucina, ha effetti devastanti sulla tenuta di un settore già in piena crisi. E lo stesso sottosegretario condivide, sostenendo che la fretta sarebbe stata una cattiva consigliera del suo governo.