Dopo la Cina nel 2001, la Russia di Vladimir Putin rappresenta il più importante ingresso nel commercio mondiale, dopo 18 anni di trattative con l’Organizzazione. Ieri, la Duma ha approvato ufficialmente il tanto atteso passo, con una maggioranza di 238 deputati favorevoli e 208 contrari. Uno si è astenuto. Ora, manca solo la firma di Putin.
Proteste di comunisti e altre frange dell’opposizione, che parlando di “abisso” e ritengono che l’ingresso del Paese nel commercio mondiale possa comportare una grave penalizzazione per i produttori russi.
Già dall’1 settembre di quest’anno, la Russia abbasserà i dazi sulle importazioni, per arrivare nel 2015 a un livello medio del 6%. Solo nel 2013 le perdite per il gettito dello stato saranno di 188 miliardi di rubli, pari a 5,7 miliardi di euro. Nel 2014, tale perdita crescerà a 257 miliardi.
In cambio, Mosca ha ottenuto la possibilità di sussidiare l’agricoltura nazionale per 4 miliardi di dollari in più all’anno, per un periodo transitorio, portando il livello complessivo di aiuti dagli attuali 5 a 9 miliardi.
Tuttavia, la Banca Mondiale stima che l’ingresso della Russia nel WTO le dovrebbe consentire di incrementare la crescita annua tra l’1 e il 3%, nel medio termine, mentre nel lungo termine si potrebbe arrivare a una crescita maggiore del pil dell’11% annuo.
Il ministro dell’Economia, Andrej Belousov, bolla come populismo le proteste delle opposizioni, dichiarando che quanto approvato ieri dalla Duma è necessario per adeguare settori, come agricoltura, industria leggera e macchinari alle nuove condizioni mondiali.
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