Con il nuovo anno, una grossa novità riguarda milioni di cittadini italiani. Per quanto annunciata e mal digerita da oltre un anno, entra in vigore, infatti, la riforma della previdenza del ministro Elsa Fornero, che prevede l’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione. Iniziando dalla pensione di vecchiaia, le donne potranno percepire l’assegno solo a 62 anni e tre mesi, mentre gli uomini a 66 anni e 3 mesi. Rispetto al sistema Sacconi, che è stato in vigore fino all’altro ieri, scompaiono le finestre mobili, ossia le attese di 12-18 mesi dalla data di maturamento del diritto per andare in pensione, ma queste vengono assorbite nei requisiti più alti e anche dall’anticipo già da quest’anno dell’adeguamento alla speranza di vita.
Per le donne, già da ieri il diritto alla pensione di vecchiaia si matura con due anni e tre mesi di ritardo sui vecchi requisiti, mentre il primo assegno lo si percepisce concretamente oltre un anno dopo.
Novità anche per chi vuole andare in pensione prima dell’età anagrafica, la vecchia pensione di anzianità. Essa viene sostituita dalla pensione anticipata e anche in questo caso bisogna attendere di più per maturare il diritto. Le donne possono andare in pensione con 41 anni e 5 mesi di contributi, mentre per gli uomini servono ne 42 anni e 5 mesi.
Come avrete già capito, scompaiono, quindi, le cosiddette “quote”, ossia le somme tra gli anni anagrafici e quelli dei contributi maturati dal lavoratore, che consentivano fino a due giorni fa di andare in pensione di anzianità con almeno 60 anni di età e 36 anni di contributi versati o con 61 anni di età e 35 anni di contributi (quota 96).
Pensione più magra, infine, per quanti vorranno andare in pensione prima dei 65 anni, perché per loro sarà abbassato il coefficiente di calcolo sul montante maturato, che determinerà una riduzione dell’assegno mensile.