Continua il ribasso dei prezzi di Brent e Wti, ossia del greggio europeo e nordamericano. Nonostante la crisi con l’Iran abbia nei mesi scorsi creato molte tensioni sui mercati dell’oro nero, negli ultimi tempi sta prevalendo tra gli operatori il sentimento ribassista per la crisi economica di Europa e USA, oltre che per dati incoraggianti sulle riserve di greggio negli USA.
Ieri, il Brent con consegna ad agosto ha chiuso a quota 92,69 dollari, mentre il Wti con consegna a luglio è scivolato persino a 81 dollari al barile, per poi risalire a 82 dollari. Sembrano lontani i tempi in cui entrambi stavano sopra i 100 dollari al barile. In poche settimane, il trend ribassista si è nettamente affermato.
Una buona notizia per gli automobilisti e i consumatori in generale, dato che questi numeri ci lasciano prevedere una stabilizzazione al ribasso dei prezzi alla pompa per benzina, gasolio e diesel, nonché una tendenza generale al raffreddamento dei prezzi, per via del minore impatto energetico.
Eppure, dall’1 luglio scattano le sanzioni contro l’Iran, con gli assicuratori europei decisi a non garantire più i cargo. Nonostante ciò, il Giappone intende coprire con soldi pubblici la garanzia del trasporto, mentre Cina e India sono arrivati a chiedere all’Iran di coprire essa stessa tale assicurazione, per non disincentivare le importazioni da Teheran.
A penalizzare le quotazioni del greggio c’è poi l’impennata della produzione negli USA di greggio, sempre più estratto dalle rocce porose, perfetto sostituto del greggio importato dal Nord Africa. Insomma, domanda stagnante e produzione crescente stanno raffreddando le quotazioni. E con l’Opec che non intenderebbe a breve termine ridurre i livelli di estrazione, possiamo guardare con qualche spunto di fiducia ai prossimi 2-3 mesi.
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