L’agenzia di rating Moody’s, che nei giorni scorsi ha confermato il giudizio di Baa2 e outlook negativo per il debito sovrano italiano, ha tagliato le stime di crescita per il nostro Paese, prevedendo una recessione più dura di quanto precedentemente indicato. Secondo Moody’s, il pil nel 2013 scenderà dell’1,8% (-1% nella precedente stima) e la crescita sarà quasi del tutto piatta anche nel 2014, quando il pil salirà solo dello 0,2%. La bassa domanda interna, dovuta sia alla sfiducia dei consumatori che all’alta disoccupazione, nonché la scarsa fiducia anche degli investitori non consentiranno una ripresa nel breve, spiega l’agenzia, che sottolinea come le banche italiane, già piene di titoli di stato, siano indotte ad acquistare nuovi bond sovrani, anziché impiegare liquidità in favore di famiglie e imprese, dando vita al cosiddetto “credit crunch”.
Le pressioni conto i nostri BoT e BTp restano alte, tanto che l’agenzia non esclude ancora l’ipotesi che Roma sia costretta nei prossimi mesi a chiedere alla BCE una qualche forma di assistenza finanziaria.
E commentando la nascita del nuovo governo di coalizione, gli analisti di Moody’s osservano che senza un mandato chiaro e un consenso ampio nel Paese anche per l’esecutivo Letta sarà difficile fare riforme. Tra queste, pur non volendo esprimersi in favore di alcuna misura specifica, si fa notare come alcuni provvedimenti sarebbero positivi per la nostra produttività, come il maggiore decentramento dei contratti di lavoro, ancora oggi basati eccessivamente sul livello nazionale.
Nonostante la crisi politica sbloccatasi solo negli ultimissimi giorni, da settimane il trend dello spread BTp-Bund è chiaramente calante, tanto da chiudere per la scadenza decennale a 268 punti base nella seduta di venerdì. E la stessa Piazza Affari ha guadagnato solo nella scorsa settimana oltre il 5%.