L’agenzia di rating Moody’s ha innalzato il rating dei bond sovrani della Grecia (“upgrade”) di due gradini, portando la sua valutazione da C a Caa3. Alla base di tale decisione c’è il miglioramento delle prospettive per Atene, secondo Moody’s, che avrebbe fatto passi in avanti importanti sul piano del consolidamento fiscale, tanto che quest’anno dovrebbe essere raggiunto il pareggio di bilancio primario, ossia al netto degli interessi sul debito. E secondo l’agenzia ci sarebbe anche un’espansione in vista dell’economia ellenica, dopo sei anni di recessione, che hanno falcidiato un quarto del suo pil.
Stime, ad onor del vero, che cozzano con le previsioni di qualche giorno fa dell’Ocse, secondo cui in Grecia sarà recessione anche nel 2014 dello 0,5%, sebbene quest’anno il calo del pil sarà inferiore alle attese, “solo” del 3,5%, contro il precedente 4% stimato. In più, Parigi non prevede che il surplus primario del 4,5% del pil sarà raggiunto prima del 2018, anziché del 2016, come concordato tra la Grecia e la Troika (UE, BCE e FMI).
Sta di fatto che i bond ellenici continuano la loro risalita e potrebbero avvantaggiarsi della decisione di Moody’s sin dalla seduta di oggi sui mercati. I titoli a dieci anni viaggiano sui 60 centesimi a un rendimento annuo lordo dell’8%, quando un anno e mezzo fa avevano sfondato il muro del 25%.
Tuttavia, l'”upgrade” di Moody’s non dovrebbe indurre all’euforia, dato che l’Ocse, ma non solo, prevede che sarà necessario un nuovo “haircut”, ossia un secondo taglio nominale dei titoli, dopo quello del 53,5% attuato già nel marzo del 2012.
E deve preoccupare senz’altro la dinamica del debito pubblico, oggi al 170% del pil, ma che entro il 2020 potrebbe scendere solo al 160% e non al 120%, come la Grecia e la Troika ancora pronosticano.