Monti ammette che gli interventi presi dal governo possono avere effetti recessivi. Monti spiega che ”certo non è una manovra espansiva. Ma l’unica alternativa, non fare la manovra, avrebbe prodotto una recessione esplosiva, avrebbe fatto scoppiare il sistema”.
Il sentiero era stretto ed il compito improbo: ”mi è stato richiesto di fare una corsa da fermo, a ostacoli e con handicap” è la metafora a cui ricorre il premier. Ora, il governo non ha in mente altre stangate: ”Nessuno pensi che occorra un’altra manovra nel senso classico della costrizione, che siccome e’ stata fatta una manovra pesante e robusta, ora ci può essere larghezza finanziaria”.
L’agenda del governo adesso è fitta di impegni per i prossimi tre mesi. Per il vertice dell’eurogruppo del 23 gennaio, Monti pensa di portare a Bruxelles una ”prima tranche” di misure per lo sviluppo. Il governo intende andare avanti in parallelo sulle liberalizzazioni. Monti afferma che ci sarà ”uno sforzo intenso e ben distribuito sulla concorrenza e le liberalizzazioni in modo sistematico”, e sulla riforma del mercato del lavoro; ma quest’ultimo capitolo presuppone un confronto con le parti sociali che richiederà un po’ più di tempo.
La seconda tranche di misure sarà comunque pronta per il consiglio europeo di febbraio. Sui contenuti delle riforma sul mercato del lavoro, il modello è quello dei paesi nordeuropei: ”L’Italia non è la Danimarca, ma la direzione è quella”: dunque ‘ più flessibilità, ”il lavoro sempre nello stesso posto sarà sempre più raro”, temperata da una buona rete di protezioni. Questi gli obiettivi primari. Poi, certo, il debito pubblico va certamente aggredito: ma non è il momento di parlarne. Comunque, dice Monti su questo tema, ”non escludo niente”
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