La Lettonia sarà il diciottesimo stato dell’Unione Europea ad adottare l’euro come moneta nazionale. Il via libera è stato accordato ieri dalla Commissione di Bruxelles, dopo che una richiesta in tal senso era venuta da Riga. Dall’1 gennaio 2014, quindi, per la prima volta l’euro sarà esteso anche a un paese baltico e appartenente all’ex impero sovietico. La decisione europea arriva dopo che l’Ecofin aveva raccomandato la chiusura della procedura d’infrazione contro la Lettonia per deficit eccessivo. In effetti, il risanamento c’è stato, se si pensa che nel 2010 il deficit si attestava all’8,1% e nel 2012 era già sceso all’1,2%. Bassa l’inflazione, all’1,3% medio negli ultimi dodici mesi, meno della metà del 2,7% massimo consentito dai Trattati. Stabile il tasso di cambio, mentre il debito pubblico si attesta ad appena il 40,7% del pil, ben al di sotto del 60% tendenziale previsto dai Trattati.
Il commissario agli Affari monetari, Olli Rehn, nell’annunciare la notizia, ha evidenziato come quello della Lettonia sia un caso di successo delle politiche di austerità, perché se applicate in breve tempo, anche se con durezza, i risultati poi arrivano. Tanto che Riga quest’anno dovrebbe essere l’economia della UE a crescere maggiormente.
Dallo scoppio della crisi del 2008-’09, il pil lettone è crollato del 20%. Ma la stabilità finanziaria ha convinto anche la BCE a dare parere positivo al suo ingresso nell’unione monetaria. Alla fine del primo trimestre di quest’anno risultavano nel paese depositi esteri per 7 miliardi di euro, un terzo del pil nazionale. Sebbene si tema che molti di questi depositi possano mettersi in fuga, quando nel 2014 la Lettonia entrerà nell’euro, provenendo per lo più presumibilmente dalla Russia, il loro ammontare non dovrebbe, in ogni caso, provocare gravi ripercussioni all’economia del paese o all’Area Euro. A Cipro, ad esempio, i depositi esteri ammontavano a una volta e mezzo il pil.