La Svizzera ha avuto un periodo difficile culminato nel 2009, legato alla crisi mondiale. Nel 2009 l’onere fiscale svizzero è aumentato leggermente passando dal 29,2% dell’anno precedente al 29,8%. Secondo l’Amministrazione federale delle finanze (AFF), l’aumento dello 0,7% si spiegava principalmente con il calo marcato del prodotto interno lordo (PIL).
La ripresa dell’economia mondiale aver dato il via anche all’economia svizzera. Il mercato del lavoro in Svizzera si stabilizzerà entro il primo trimestre 2011. Un sondaggio, effettuato su 786 il restante 88% del campione non è previsto alcun cambiamento. I datori di lavoro di sei dei dieci settori d’attività presi in esame prevede un aumento dei propri effettivi con l’avvento della bella stagione.
Il settore delle attività finanziarie, assicurazioni, immobiliare e servizi alle imprese presenta le previsioni di assunzione più favorevoli (15%) mentre al contrario, il settore dell’industria manifatturiera annuncia la prospettiva più pessimistica (-6%). La regione di Zurigo mostra la previsione più incoraggiante con un +10%. Le prospettive si rivelano positive anche nella regione occidentale (+6%), nella Svizzera centrale (+5%), nel canton Ticino (+2%) e nella Svizzera orientale (+1%). Al contrario, le previsioni di assunzione si rivelano negative nel nord-ovest della Svizzera (-10%).
I sondaggi a livello europeo mostrano prospettive d’impiego discordanti per il prossimo trimestre. La Turchia annuncia la previsione più elevata di assunzioni (+27%), mentre la Germania (+11%) ottiene la previsione più elevata degli ultimi tre anni. I greci (-15%), seguiti dai cechi (-5%) e dagli austriaci (-3%) fanno registrare le previsioni più deboli.
I negoziati salariali svizzeri per il 2011 si rivelano generalmente soddisfacenti. I salari dei lavoratori e delle lavoratrici aumenteranno tra l’1,5% ed il 2,5% all’inizio dell’anno prossimo. Il ramo dell’edilizia, risparmiato dalla crisi economica mondiale, non ha rallentato la sua corsa nel 2010. Nell’artigianato, i lavoratori hanno potuto ottenere degli aumenti salariali compresi tra l’1,5% ed il 3%. Nell’industria la crisi ha lasciato tracce profonde. Infatti, malgrado la ripresa economica, si constata ancora una certa riluttanza agli aumenti salariali, i quali sono compresi tra l’1% ed il 2%.
La Svizzera beneficerà nel 2011 di una ripresa delle esportazioni e di un’economia interna in buona salute con una crescita del PIL prevista intorno al 2%. La robustezza del franco peserà sulla crescita delle imprese esportatrici, ma le spese della costruzione e del consumo beneficeranno dell’aumento dei salari, della diminuzione della disoccupazione, del debole livello dei tassi d’interesse e dell’immigrazione netta. S
i prevede continui la ripresa delle esportazioni, malgrado il vigore del franco. Come nel 2010, progrediranno sia l’economia interna che l’economia esportatrice. Se nel 2009 l’industria chimica e farmaceutica, pilastro dei settori esportatori, ha contribuito fortemente ad attenuare il calo del PIL in Svizzera, le prospettive per il 2011 in questo settore sono prudenti a causa della situazione di finanziamento precario di numerosi paesi industrializzati.
L’industria orologiera, che conosce una domanda mondiale sostenuta, può mostrarsi ottimista. Ci sono aziende svizzere che hanno lavorato molto nello scorso anno, trainate dalla ripresa mondiale. Per queste imprese il 2010 ha rappresentato un incremento notevole del fatturato. Senza gli effetti negativi delle valute, questo per loro sarebbe stato un anno record. I loro amministratori sono fiduciosi anche circa il 2011, arrivando a prevedere che tale crescita continuerà a essere dinamica nei prossimi mesi. L’anno sembra essere cominciato bene, la produzione è in pieno svolgimento e il portafoglio ordini è pieno. Un ulteriore rafforzamento nel dell’euro e del dollaro USA a questo punto, creerebbe le condizioni giuste per un 2011 da record.
Gli analisti svizzeri ritengono che la domanda dei mercati mondiali dovrebbe agire da motore di questa crescita, in particolare grazie ad una congiuntura favorevole in Germania e nei paesi emergenti. Tuttavia, l’indebitamento dell’Unione europea è visto come un veicolo di rischio elevato di ricaduta nella crisi, nonostante gli interventi della Banca centrale europea. Gli svizzeri temono che la zona euro possa esplodere, provocando un brusco rafforzamento del franco. La fragile crescita degli Stati Uniti, così come la formazione di bolle nei paesi emergenti, costituiscono ulteriori fattori di rischio.
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