Si avvicina l’aumento dell’IVA dal 21% al 22%, a partire dall’1 ottobre. Secondo fonti del governo italiano, l’esecutivo non intenderebbe bloccare nuovamente l’aumento, così come aveva fatto, invece, a luglio. Un problema di soldi che non ci sono. Bloccare l’aumento fino alla fine di dicembre costerebbe un altro miliardo di euro, che si va a sommare al miliardo già stanziato per rinviare la stangata da luglio a ottobre. Rendere la misura strutturale, a partire dal 2014, invece, costerebbe 4,2 miliardi di euro. Troppi. Specie, dopo la sfuriata del commissario agli Affari monetari, Olli Rehn, che in visita a Roma due giorni fa, ha attaccato duramente l’abrogazione dell’IMU sulle prime case, invitando il governo a reintrodurla. Dinnanzi al diniego, Rehn avrebbe prospettato l’impossibilità di accettare anche il blocco dell’IVA. La Commissione desidera che qualsiasi risorsa disponibile sia utilizzata, anzitutto, per ridurre il deficit e successivamente per diminuire il carico fiscale sul lavoro (cosiddetto “cuneo”), gravando, semmai, proprio i consumi e i beni. E le misure su IVA e IMU andrebbero nella direzione opposta.
Nel Def, che il governo presenterà tra qualche settimana, si prevede la possibilità che il cuneo fiscale sia abbattuto fino a 4 miliardi circa nel 2014. Difficile che si realizzi. Di certo, l’aumento dell’IVA è più vicino. E sta scatenando lo scontro nella maggioranza, tanto che l’ex ministro del PDL, Renato Brunetta, ha intimato il governo di smentire la stangata, altrimenti la maggioranza non esisterebbe più.
Reazione negativa dei commercianti, che parlano di diverse migliaia di posti di lavoro a rischio, perché l’ulteriore aumento impatterebbe sui consumi, già al lumicino, in seguito alla più lunga recessione dal Secondo Dopoguerra.