L’Inps ha comunicato i dati dell’esercizio 2012, comunicandoli in Parlamento, tramite il presidente Antonio Mastrapasqua. L’istituto ha chiuso l’anno con un passivo di 8,9 miliardi, mentre il patrimonio netto è sceso dai 42,297 miliardi di fine 2011 ai 22 miliardi del 31 dicembre 2012. In particolare, sono state erogate pensioni ex Inps per un valore di 198 miliardi, ma l’ammontare complessivo delle prestazioni erogate nell’anno sale a 261,3 miliardi, considerando anche gli assegni dell’ex Inpdap e dell’ex Enpals, gestioni incorporate dallo scorso anno in quella che viene oggi chiamata la Super-Inps. In totale, la spesa pensionistica è salita al 15,89% del pil.
Ad avere portato in passivo i conti Inps è stata proprio la fusione con l’Inpdap, l’ex ente dei dipendenti pubblici, che aveva chiuso il 2011 con un rosso di ben 10,269 miliardi.
E Mastrapasqua ha comunicato anche il dato sulle prestazioni assistenziali erogate dal 2009 alla fine del 2012, cioè dall’inizio della crisi. Si tratta di una spesa di 80 miliardi di euro, di cui 22,7 miliardi nel solo anno passato tra cassa integrazione (6,2 miliardi), sussidi di disoccupazione (13,7 miliardi) e assegni di mobilità (2,8 miliardi). Mediamente, l’assistenza ha beneficiato nel quadriennio 3,2 milioni di persone all’anno.
E nel 2012, l’Inps ha staccato assegni a 21,1 milioni di persone, di cui 18,3 milioni a lavoratori privati. E se una pensione media è stata di 1.268 euro al mese, l’assegno medio mensile a un beneficiario ex Inps è di appena 881 euro, mentre a uno ex Inpdap è di 1.725 euro; 1.175 euro per un ex Enpals.
Influisce negativamente sugli ex Inps la minore continuità lavorativa e contributiva e il maggiore peso delle donne, oltre ad assegni calcolati con maggiore incidenza sui minimi contributivi.